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Karate

PRESENTAZIONE

 

logo karateIl KARATE è un’ottima disciplina psicofisica poiché i principi che la sostengono sono racchiusi nelle cinque regole fondamentali del DOJO (DOJOKUN): perfezionamento-sincerità-costanza-rettitudine-rispetto. È una salutare attività ginnica a corpo libero che consente di acquisire il controllo della propria energia attraverso specifici movimenti simmetrici ed alla particolare respirazione propria delle arti marziali. La pratica costante inoltre, mette in moto uno straordinario meccanismo naturale che può migliorare la qualità e la quantità della propria energia vitale (KI). È adatta ad ogni tipo di fisico e corporatura poiché non richiede particolari prerequisiti. Non solo i bambini, quindi, ma anche gli adulti possono intraprendere questa esperienza senza difficoltà.

Dal saluto al più piccolo gesto, fino alla più esaltante manifestazione della dinamica del corpo, tutto rientra in un percorso psicologico-filosofico che ne fa un tutt’uno con lo ZEN. La consapevolezza dei propri limiti, dei propri bisogni, dei propri difetti è l’obiettivo della vera “cultura” perché permette di conoscere meglio il prossimo, di accettarlo e di crescere insieme.

La scuola ha le sue attività didattiche e sportive nei giorni

 

lunedì e giovedì        dalle ore 17.30 alle ore 21.00
martedì                    dalle ore 19.30 alle ore 21.00

L'orario di allenamento verrà assegnato dal maestro, in base al livello tecnico,  durante il primo incontro informativo.

 

SHODO

Già da diversi anni, presso la nostra  sede si tengono incontri mensili di calligrafia giapponese ( Shodo), abbiamo la fortuna di avere la presenza del M° Norio Nagayama.

 

Il Maestro Nagayama è nato in Giappone, ad Ibaraki nel 1956, si è laureato alla Daitobunka di Tokyo, è membro esaminatore della Nihon Kyoiku Shodo Ren Mei , ha il grado di 8° dan e nel 2002 è stato insignito del titolo: “Maestro non più giudicabile”. E’ presidente dell’associazione Bokushin in Italia.

Le lezioni si tengono un sabato al mese nella sala nr. 2 dalle 11,00 del mattino alle 18.

 

 per informazioni più dettagliate rivolgersi al M° Riccardo Pesce ( cell. 3337940960 o mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.)

Karate

PEPPINO6

 

                      COSTO TESSERA ASSOCIATIVA: MINORENNI EURO 17,00 MAGGIORENNI EURO 21,00

                       E' OBBLIGATORIO PRESENTARSI ALL'ATTO DELL'ISCRIZIONE CON CERTIFICATO MEDICO PER ATTIVITA' NON AGONISTICA

Karate Persiceto

KARATE PERSICETANO

Il karate persicetano nasce come spesso succede da alcune concomitanze:
1°-Qualcuno è incuriosito da questo nuovo “sport” che è approdato in Italia, la vicina Bologna è una delle poche città dove si sono aperti dei corsi e qualcuno inizia a praticare (mi ricordo ad esempio Maurizio Bugli che frequentava il Musokan).
2°-La Polisportiva Persicetana è da sempre attenta alle nuove esperienze.
3°-Uno degli istruttori è della vicina Sant’ Agata e così nel 1973 Natale Pettazzoni (mio compagno di allenamento al Musokan) inizia ad insegnare questa nuova disciplina.

 

karate persiceto 2

Al Musokan 1976

Da sinistra:
Ruiz Ruffini, M°Beppe Perlati, M° Nando balzarlo, M° Shirai, M° Kase, M° Baleotti Sandro Muzzi, Io con barba, Natalino Pettazzoni.

 

In poco tempo si raggiunge un buon numero di allievi, diversi sono quelli incuriositi che si cimentano, possiamo ricordare Silvano Monti che diventerà la prima cintura nera di Persiceto, Fausto Cotti , Luciano Borghesani (che è arrivato fino a quarto dan) Gianni Ballotta, Giorgio Melò, Claudio Federici e tanti altri.
I corsi si tengono in spazi scolastici, Natale (più notoriamente Natalino) imposta gli allenamenti in maniera molto metodica e ripetitiva, non iscrive nessuno alle competizioni.

Personalmente ho alcuni ricordi di quel periodo:
- Una dimostrazione a cui ho partecipato nella sala “Cheek to cheek”.
- Un arbitraggio al Palazzetto delle piscine di un campionato regionale con una neve, ma una neve….! (sicuramente diversi di voi la ricorderanno perchè fu memorabile!); l’energia elettrica mancò in tutta la zona per quasi tutto il giorno (e quindi anche il riscaldamento erafermo!), arbitrammo gli ultimi incontri battendo i denti, quasi al buio.
- Alcune sostituzioni nel periodo che Natalino prestava servizio militare, ricordo una di queste supplenze, nella palestra De Maria, dove mi arrabbiai moltissimo per la “troppa tranquillità” che trovai negli allievi, ma fu difficilissimo smuoverli.

Poi il cambiamento.... Natalino fece la scelta di andare ad insegnare a Zola Predosa, in una palestra privata e mi offerse la possibilità di sostituirlo, fino a quel momento avevo tenuto dei corsi al Musokan, o altre piccole esperienze, non vedevo l'ora di avere dei corsi tutti miei.

Così, dopo un apuntamento per gli accordi con l'allora presidente della sezione Giuliano Altafini (che è ancora presente e praticante), nel settembre dell' '80 mi presentai alle scuole Mameli ed iniziai. Penso che per gli allievi, l'impatto del cambiamento fu forte, come ho gia detto, Natalino ed io, venivamo entrambi dal M° Perlati ma avevamo un carattere completamente diverso. Metodico ai massimi livelli lui, tanto che ogni lezione era la fotocopia della precedente, all'esatto opposto io, tanto che non ho mai fatto una lezione uguale ad un'altra.

Non persi nessuno, anzi dopo poco tempo si presentarono alcuni che avevano precedentemente smesso.

Spinsi diversi di loro a fare gli agonisti, facevamo dimostrazioni dappertutto, molti partecipavano a stages...una bella rivoluzione insomma.

Lo Shotokan persicetano incominciava a farsi conoscere anche all'esterno, anche il dopo allenamento era più "movimentato", abituati all'unica uscita con pizza a fine stagione dove ognuno parlava del più o del meno con quello di fianco, si passò con me, ad uscite più frequenti, con modalità spesso "inusuali", la birra (beh è meglio dire le birre) diventavano una scusa per prosceguire l'allenamento dovunque fossimo, per entrare in tanti argomenti non affrontabili in palestra, per affrontare quella parte del Karte più introspetiva.

Il trekking in montagna in primavera o in autunno divenne un altro modo di stare insieme, stare insieme all'aria pura, faticando con lo zaino sulle spalle, misurandosi, scambiandosi i panini portati da casa.

karate persiceto 1

Alla palestra Mameli

Da sinistra in ginocchio:

Giorgio Melò, Fabrizio Masini, Claudio Federici, Luciano Borghesani.
Dietro:

Stefano Bencivenni, Io, Gianni Ballotta, Bruno Ferioli, Fauso Cotti, Guido Dallari, Franco Verlicchi

 

La palestra comunale comunque ci andava un po’ stretta, chiusa per elezioni….per manutenzioni….. aperta solo ai ristretti orari consentiti…. con il custode che deve aprire e chiudere (chi non si ricorda del buon Montori ?!), mancavano spazi in più per prepararsi alle gare o ad un esame. Finalmente si concretizza il progetto di una palestra di Arti Marziali e nel 1990 si apre la “Newton”; il Judo e lo Yoga in una sala e Karate e Danza nell’altra.
Una pedana in legno rialzato invidiata da molti, con gli arredi e quant’altro occorre per essere in un vero Dojo ! , ma una cosa soprattutto otteniamo: le chiavi !!!!
E così, oltre ai corsi serali che iniziano il primo settembre per terminare il trentun agosto e così via…. Ecco allora che spuntano saltuariamente i sabati, le mattine presto presto prima di andare al lavoro (ma presto eh !!!), i venerdì a mezzogiorno, il ferragosto ecc.; per chi ha voglia di fare, le possibilità non mancano.

 

karate persiceto3

 

Davanti alla tigre Shotokan,dipintaci da Rosa Kuan

Foto scattata prima della partenza per lo stage/vacanza in Olanda

In piedi da sinistra:
Paolo Villani, Fabio Garagnani, io, Ulisse Passerini.

Accosciati:
Kyara Serra, Miki Garagnani e Lollo Faggion.


La palestra “nostra” ci ha dato anche la possibilità di stare insieme maggiormente ed allora nasce una tradizione: - la Festa di Natale ! – e la pedana allora diventa sala da pranzo dove ognuno porta ciò che ha fatto, diventa sala dove si canta e si balla (chi meglio chi peggio!), diventa luogo dove scambiarsi gli auguri e i regali, dove si fa il sunto di fine anno……

 

karate persiceto 4

 

Dimostrazione di Kaishu no kata con Ulisse Passerini e Paolo Villani ai Camp.Italiani 2001

 

Poi un altro definitivo spostamento: il Palazzetto del pattinaggio è stato ristrutturato con l’aggiunta di tre belle ed ampie sale e diviene così Polivalente, nuoto a parte per ovvi motivi, tutte le attività della Polisportiva (segreteria compresa) si sono condensate in questa bella struttura di via Muzzinello 17.
Così, approfittando di questo cambiamento mi sono sentito di fare questa proposta: il cambiamento del nome del club.
Nella tradizione giapponese, l’istruttore che apre un nuovo dojo si consulta per il nome da attribuire con il proprio Maestro, come Vi ho già raccontato prima, quando venni a Persiceto ereditai il nome Shotokan.
Trovavo questo nome un po’ generico e soprattutto già utilizzato da tanti clubs in Italia, preferivo un nome che avesse un significato più legato a me, ma mi sembrava troppo il cambiamento per gli allievi, quindi aspettai momenti migliori.
Dopo qualche anno ci fu richiesto di aprire un corso anche a Sant’Agata, dopo una dimostrazione pubblica iniziammo i corsi che venivano tenuti da me inizialmente per poi man mano lasciarli ad uno dei miei vecchi allievi.
Dopo un allenamento al Musokan, chiesi al Maestro Shirai un nome da dare alla nuova palestra.
Mi chiese cosa mi sarebbe piaciuto e gli dissi che ciò che mi interessava maggiormente nella mia palestra era che ci fosse un buon rapporto reciproco con gli allievi, io pensavo molto al loro miglioramento e da loro mi aspettavo che fossero legati a me per come ero, un rapporto insomma che non fosse basato solo sull’insegnamento della tecnica.
Mi disse il Maestro:
- “In giapponese, quello che vuoi, si dice : SHITEI (letteralmente Maestro-allievo )”-
- Nelle Arti Marziali, il concetto definisce il rapporto reciproco del Budo tra i due, che si instaura sulla base di un accordo nel quale l’ allievo promette di accettare i presupposti essenziali del Maestro che, a sua volta, promette di guidare l’ allievo nella via del Budo.
- L’attuarsi di questo rapporto passa da queste tre componenti : Giri (senso del dovere),
- Nesshin (diligenza) e Jitoku (autoapprendimento)

Utilizzai così questo nome per il club di Sant’Agata, ma dopo qualche anno, purtoppo, la palestra venne chiusa.
Cogliendo ora l’occasione dell’inaugurazione del nuovo impianto ho pensato di riappropriarmi del nome datomi dal Maestro Shirai , quel nome che significa ciò che in questi anni non ha fatto altro che consolidarsi.

I Maestri Giapponesi

Elenchiamo qui di seguito i nomi dei maestri giapponesi che formano l’albero genealogico del nostro Karate stile Shotokan:

Gichin Funakoshi

Funakoshi Gichin (1868-1957):

E’ il fondatore dello stile che pratichiamo, è stato definito il padre del Karate moderno, da Okinawa lo ha portato in Giappone dove si è sviluppato.

E’ quel “nonno” dall’aspetto tranquillo davanti a cui tutti ci inginocchiamo, quel saluto ci deve far sempre ricordare di essere grati al passato, capire che ciò che abbiamo e facciamo noi oggi, deriva sempre dal lavoro , dai sacrifici, che ha fatto qualcun altro in passato; questo vale per tutte le cose.

Il Maestro era inoltre un poeta e calligrafo, aveva quindi un nome d’arte con cui firmare i suoi scritti, questo pseudonimo era : “SHOTO “ ovvero brezza tra i pini, perché era tra le pinete che era solito soffermarsi ad ascoltare il rumore del vento quando voleva meditare.

Dal suo pseudonimo è nato il nome del primo dojo a Tokyo, SHOTOKAN, ovvero casa di SHOTO e quindi il nome dello stile che pratichiamo.

Nel 2000, in occasione del 10° Campionato Mondiale ITKF, svoltisi a Bologna, su richiesta della FIKTA, l’Amministrazione del Comune di Bologna ha intitolato al M° Funakoshi un giardino pubblico sito nel Quartiere Reno.

Yoshitaka Funakoshi

Funakoshi Yoshitaka  ( 1906-1945 ):

Figlio del M° Gichin, nato con salute cagionevole che lo porterà a morte prematura, ha vissuto pochi anni, ma assai intensamente, molte modifiche tecniche nel passaggio dal modo di fare di Okinawa a quello di Tokyo, le dobbiamo proprio a lui.

Soprattutto l’ampiezza delle tecniche e delle posizioni come ad esempio il mawashi geri, lo yokogeri keage il fudo dachi ecc.

Come ci ha raccontato più volte il M° Kase, ricordandolo sempre con grande emozione, da lui ha appreso e portato avantilo studio dell’ “O WAZA “(grande tecnica), la ricerca cioè dell’incremento dell’energia tramite movimenti molto ampi.

Masatoshi Nakayama

Nakayama Masatoshi  (1913 -1987):

Dopo la morte del M° Funakoshi ha diretto la Japan Karate Association fino alla sua morte, ha avuto il merito di portare il karate in occidente, soprattutto con libri didattici (Dinamic Karate e la serie Super Karate) e filmati, inoltre sotto la sua direzione molti grandi maestri sono usciti dal Giappone divulgando il Karate nel mondo; abbiamo avuto la fortuna di vederlo ed allenarci con lui nelle sue due venute in Italia, nel 1968 a Milano e nel 1978 a Treviso.

Purtroppo, con la sua scomparsa, la JKA si è smembrata in diversi rami.

Nishiyama

Nishiyama Hidetaka ( 1928 ):

Il M° vive da molti anni negli Stati Uniti ed insegna a Los Angeles, è presidente dell’ITKF, la Federazione Internazionale di Karate Tradizionale a cui apparteniamo.

Ha lavorato moltissimo in tutto il mondo per il riconoscimento del Karate Tradizionale, è stato insignito nel 2000, del riconoscimento di “Tesoro Vivente“ dall’Imperatore del Giappone.

Le lezioni che tiene annualmente al nostro raduno insegnanti sono sempre basate sulla scientificità dei movimenti.

E’stato il primo insegnante del M° Shirai, che, in qualche aneddoto ci ha fatto capire come fosse “severo” in gioventù.

Kase

Kase Taiji ( 1929-2004):

Allievo diretto del M° Yoshitaka, con il quale si è allenato per pochi anni mantenendone comunque sempre vivo il ricordo tanto che, quando, durante un allenamento , ci raccontava dei suoi insegnamenti, pareva che avesse parlato con lui solo il giorno prima, che l’avesse costantemente al suo fianco.

Il M° Kase era un personaggio d’altri tempi, al termine della seconda guerra mondiale era un pilota sedicenne già destinato a lanciarsi con un aereo sulle navi americane che stavano invadendo la sua patria, quando l’abbiamo conosciuto aveva 37 anni ma sembrava “vecchio” dando a questo termine il valore di “saggio”.

Non si è mai interessato all’organizzazione ed alla politica del Karate, lui viveva solo per la trasmissione della sua esperienza, anche durante gli allenamenti che teneva con il sorriso sulle labbra non obbligava mai nessuno a fare più forte, ma ci diceva che senza kime non c’è Karate, non criticava mai nessuno, allenarsi con lui voleva dire seguirlo spontaneamente.

Le tecniche che prediligeva erano quelle a mano aperte come il Shuto e lo studio dei kamae molto vari che ricordavano l’uso della spada.

Ultimamente aveva creato una sua organizzazione: Shotokan Ryu Kase Ha ( stile Shotokan, metodo Kase), e facendo stages in tutta Europa, molti erano quelli che lo seguivano, soprattutto dall’Italia.

Shirai sochin

Shirai Hiroshi (1937):

Che dire del MAESTRO per antonomasia ?
Il Maestro è arrivato dal Giappone nel 1965 e si è fermato a Milano, dove risiede, ha voluto ed è stato il Maestro di tutti gli Italiani.

Ogni sua lezione è sempre emozionante e mai scontata, ha una capacità didattica ed organizzativa eccezionale.

L’impressione che da è di uno che sa sempre molto chiaramente dove andare e cosa fare, che non deve mai chiedere scusa perché dalla sua bocca non esce mai qualcosa di offensivo.

E’ stato il promotore dapprima dell’AIK, poi nella gloriosa FESIKA, per poi confluire, nell’intento di unificare tutto il karate italiano, assieme alla FIK, in quella ce fu prima FIKDA, per poi divenire FIKTEDA, poi FITAK e, nel 1990, comprendendo che il lavoro di unificazione era stato disatteso, dell’odierna FIKTA.

Anni fa ha creato una sua scuola di autodifesa: il GOSHINDO.

Delle tante cose che ha fatto e delle tante persone che ha “costruito“ non importa parlarne perché i risultati si commentano da soli, qui di seguito abbiamo una delle poche cose che il Maestro ha scritto e che sono significative di come è:

testo shiray 2
Naito2

Naito Takeshi (1948):

Il M° Naito è stato un gran combattente e questo lo si vede nella capacità che ha di trasmettere la sua grande esperienza strategica nei corsi agonisti.

E’ uscito dalla stessa università del M° Shirai, quella buddhista di Komazawa, allievo del M° Oishi, grande agonista di kumite, è stato scelto dal M° Shirai per essere il suo aiutante, è approdato in Italia nel 1975.

Ha un insegnamento molto vivace e colorito, più che sulla didattica, basato su di una trasmissione molto “istintiva“ .

La sua caratteristica tecnica migliore è la facilità che ha nei rapidi spostamenti e cambi di ritmo.

Storia e Origini

STORIA ED ORIGINI DEL KARATE

Consultando vari testi, si potranno trovare spiegazioni leggermente diverse per ciò che riguarda la storia del Karate, ciò deriva dal fatto che anticamente tutto veniva tramandato per via orale per cui….
Inoltre, durante la guerra molti maestri di arti marziali morirono e con i bombardamenti subiti dal Giappone nel ’45 molto di quel po’ che era scritto è andato perduto, pertanto i racconti, sono dissimili nei particolari, ma non nella sostanza.
E’ scontato comunque che le radici del Karate si trovano nell’isola di Okinawa.
Okinawa è la principale tra le tante isole che formano l’arcipelago Ryukyu, situato tra il Giappone e la Cina, nell’oceano Pacifico; oggi Okinawa è parte integrante del Giappone, ma in passato ha vissuto periodi di indipendenza alternandoli ad altri di sudditanza ai vicini imperi della Cina e del Sol Levante.
Non si parla ancora di Karate, ma di “Tode” o mani cinesi: to corrisponde al cinese Tang, che era la dinastia al potere in Cina in quel periodo e quindi identificava la Cina, de o te, significa mano ( mano intesa come l’arto, come tecnica), infatti le tecniche di combattimento a mani nude che si sviluppano risentono prepotentemente dell’influenza dei rapporti commerciali, politici e culturali tenuti con la Cina.
Tra il XV ed il XIX secolo, l’influsso della Cina allo sviluppo del “Tode”  si esercitò attraverso due canali principali: l’arrivo delle delegazioni cinesi in occasione dell’incoronazione del re di Ryukyu e i viaggi che i rappresentanti locali, in maggioranza nobili di Shuri, effettuavano in Cina per pagare i tributi.
La durata della loro permanenza variava da pochi mesi a qualche anno e consentiva loro di assimilare gli aspetti del kempo praticato nel nord della Cina, dai nobili di Pechino.
Con il passare del tempo il “Tode” cambiò tanto da assumere caratteristiche ben specifiche: così lo “Shuri-te” identificò il karate che, nell’ottocento, si praticava nell’area circostante il castello di Shuri.
A Tomari, porto situato non lontano dalla città di Naha, si sviluppò invece il “Tomari-te”, scuola affine alla precedente tanto da riconfluire, col tempo, in essa.
Contemporaneamente, nella comunità cinese di Kume, a Naha, si affermava un altro tipo di arte: il “Naha-te”.
Possiamo dire che il moderno Shotokan sia derivato dallo Shuri-te, stile più fluido,mentre il Goju-ryu, stile più duro, sia stato influenzato dal Naha-te.
In Cina, le arti Marziali erano nate con l’introduzione (nel 495) di pratiche ascetiche sviluppate nel monastero di Shaolin dove BODHI DARMA (28° patriarca buddhista) venuto dall’India fondò il Buddhismo Chan (in giapponese ZEN).
Sembra che Bodhidarma (Tamo in cinese e Daruma Taishi in giapponese) si ispirasse a metodi di combattimento appresi in gioventù (apparteneva alla classe guerriera dei famosi Kshatriya) lasciando un metodo chiamato Ekkinkyo (in giapponese).
Quindi possiamo tracciare una linea che parte dall’India per passare in Cina per poi approdare ad Okinawa.
Oltre alle arti autoctone e all’influenza cinese, giungono, dalle occupazioni di clan giapponesi (in quel periodo Okinawa non faceva parte del Giappone come oggi) tecniche di spada ( Jigen ryu ) che danno un impulso diverso alle origini cinesi.

Si pensa che il divieto da parte degli occupanti di portare armi abbia contribuito allo sviluppo di tecniche senz’armi da parte degli Okinawensi; il KOBUDO ???ad esempio, non è altro che lo studio dell’uso in combattimento, di certi strumenti in legno che originariamente non erano altro che umili attrezzi di lavoro (vedi ad esempio il tonfa che serviva per piantare il riso, il nunchaku che serviva per batterlo ecc.).
E’ il M° Funakoshi (allievo dei maestri ITOSU e AZATO) che nel 1923 propone di sostituire questo ideogramma “ TO “ (che si può leggere anche Kara), con l’ideogramma “ KARA “ che significa vuoto: sia nel senso di vuoto = nudo, senz’armi, che nel senso di vuoto buddhista, questo termine verrà ratificato ufficialmente nel 1936.
Anche da un punto di vista politico, il Giappone, in questo periodo, risente di forti spinte nazionalistiche e quindi ha un rifiuto per tutto ciò che proveniva da paesi stranieri come la Cina.
Il Maestro cambia i nomi dei kata (wanshu diviene enpi, kushanku diviene kankudai ecc.), con l’aiuto del M° Jigoro Kano (fondatore del Judo) istituisce i gradi, le cinture e la divisa, ma soprattutto è con l’aiuto del figlio Yoshitaka, carente di salute, ma con una forte energia innovativa, che si ha il Karate moderno che tutt’ora pratichiamo

SHODO

 

SHODO

Già da diversi anni, presso la nostra  sede si tengono incontri mensili di calligrafia giapponese ( Shodo), abbiamo la fortuna di avere la presenza del M° Norio Nagayama.

Il Maestro Nagayama è nato in Giappone, ad Ibaraki nel 1956, si è laureato alla Daitobunka di Tokyo, è membro esaminatore della Nihon Kyoiku Shodo Ren Mei , ha il grado di 8° dan e nel 2002 è stato insignito del titolo: “Maestro non più giudicabile”. E’ presidente dell’associazione Bokushin in Italia.

Le lezioni si tengono un sabato al mese nella sala nr. 2

dalle 10.30 alle 13.00

pausa pranzo

dalle 14.00 alle 17.30 fino alle 18.00 sgombero sala.

Il calendario è il seguente:

anno 2020

18 gennaio-15 febbraio-14 marzo-18 aprile-23 maggio-6 giugno

 info e iscrizioni:

M.tro RICCARDO PESCE cell. 3337940960  oppure meglio ancora su mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

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