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I Maestri Giapponesi

Elenchiamo qui di seguito i nomi dei maestri giapponesi che formano l’albero genealogico del nostro Karate stile Shotokan:

Gichin Funakoshi

Funakoshi Gichin (1868-1957):

E’ il fondatore dello stile che pratichiamo, è stato definito il padre del Karate moderno, da Okinawa lo ha portato in Giappone dove si è sviluppato.

E’ quel “nonno” dall’aspetto tranquillo davanti a cui tutti ci inginocchiamo, quel saluto ci deve far sempre ricordare di essere grati al passato, capire che ciò che abbiamo e facciamo noi oggi, deriva sempre dal lavoro , dai sacrifici, che ha fatto qualcun altro in passato; questo vale per tutte le cose.

Il Maestro era inoltre un poeta e calligrafo, aveva quindi un nome d’arte con cui firmare i suoi scritti, questo pseudonimo era : “SHOTO “ ovvero brezza tra i pini, perché era tra le pinete che era solito soffermarsi ad ascoltare il rumore del vento quando voleva meditare.

Dal suo pseudonimo è nato il nome del primo dojo a Tokyo, SHOTOKAN, ovvero casa di SHOTO e quindi il nome dello stile che pratichiamo.

Nel 2000, in occasione del 10° Campionato Mondiale ITKF, svoltisi a Bologna, su richiesta della FIKTA, l’Amministrazione del Comune di Bologna ha intitolato al M° Funakoshi un giardino pubblico sito nel Quartiere Reno.

Yoshitaka Funakoshi

Funakoshi Yoshitaka  ( 1906-1945 ):

Figlio del M° Gichin, nato con salute cagionevole che lo porterà a morte prematura, ha vissuto pochi anni, ma assai intensamente, molte modifiche tecniche nel passaggio dal modo di fare di Okinawa a quello di Tokyo, le dobbiamo proprio a lui.

Soprattutto l’ampiezza delle tecniche e delle posizioni come ad esempio il mawashi geri, lo yokogeri keage il fudo dachi ecc.

Come ci ha raccontato più volte il M° Kase, ricordandolo sempre con grande emozione, da lui ha appreso e portato avantilo studio dell’ “O WAZA “(grande tecnica), la ricerca cioè dell’incremento dell’energia tramite movimenti molto ampi.

Masatoshi Nakayama

Nakayama Masatoshi  (1913 -1987):

Dopo la morte del M° Funakoshi ha diretto la Japan Karate Association fino alla sua morte, ha avuto il merito di portare il karate in occidente, soprattutto con libri didattici (Dinamic Karate e la serie Super Karate) e filmati, inoltre sotto la sua direzione molti grandi maestri sono usciti dal Giappone divulgando il Karate nel mondo; abbiamo avuto la fortuna di vederlo ed allenarci con lui nelle sue due venute in Italia, nel 1968 a Milano e nel 1978 a Treviso.

Purtroppo, con la sua scomparsa, la JKA si è smembrata in diversi rami.

Nishiyama

Nishiyama Hidetaka ( 1928 ):

Il M° vive da molti anni negli Stati Uniti ed insegna a Los Angeles, è presidente dell’ITKF, la Federazione Internazionale di Karate Tradizionale a cui apparteniamo.

Ha lavorato moltissimo in tutto il mondo per il riconoscimento del Karate Tradizionale, è stato insignito nel 2000, del riconoscimento di “Tesoro Vivente“ dall’Imperatore del Giappone.

Le lezioni che tiene annualmente al nostro raduno insegnanti sono sempre basate sulla scientificità dei movimenti.

E’stato il primo insegnante del M° Shirai, che, in qualche aneddoto ci ha fatto capire come fosse “severo” in gioventù.

Kase

Kase Taiji ( 1929-2004):

Allievo diretto del M° Yoshitaka, con il quale si è allenato per pochi anni mantenendone comunque sempre vivo il ricordo tanto che, quando, durante un allenamento , ci raccontava dei suoi insegnamenti, pareva che avesse parlato con lui solo il giorno prima, che l’avesse costantemente al suo fianco.

Il M° Kase era un personaggio d’altri tempi, al termine della seconda guerra mondiale era un pilota sedicenne già destinato a lanciarsi con un aereo sulle navi americane che stavano invadendo la sua patria, quando l’abbiamo conosciuto aveva 37 anni ma sembrava “vecchio” dando a questo termine il valore di “saggio”.

Non si è mai interessato all’organizzazione ed alla politica del Karate, lui viveva solo per la trasmissione della sua esperienza, anche durante gli allenamenti che teneva con il sorriso sulle labbra non obbligava mai nessuno a fare più forte, ma ci diceva che senza kime non c’è Karate, non criticava mai nessuno, allenarsi con lui voleva dire seguirlo spontaneamente.

Le tecniche che prediligeva erano quelle a mano aperte come il Shuto e lo studio dei kamae molto vari che ricordavano l’uso della spada.

Ultimamente aveva creato una sua organizzazione: Shotokan Ryu Kase Ha ( stile Shotokan, metodo Kase), e facendo stages in tutta Europa, molti erano quelli che lo seguivano, soprattutto dall’Italia.

Shirai sochin

Shirai Hiroshi (1937):

Che dire del MAESTRO per antonomasia ?
Il Maestro è arrivato dal Giappone nel 1965 e si è fermato a Milano, dove risiede, ha voluto ed è stato il Maestro di tutti gli Italiani.

Ogni sua lezione è sempre emozionante e mai scontata, ha una capacità didattica ed organizzativa eccezionale.

L’impressione che da è di uno che sa sempre molto chiaramente dove andare e cosa fare, che non deve mai chiedere scusa perché dalla sua bocca non esce mai qualcosa di offensivo.

E’ stato il promotore dapprima dell’AIK, poi nella gloriosa FESIKA, per poi confluire, nell’intento di unificare tutto il karate italiano, assieme alla FIK, in quella ce fu prima FIKDA, per poi divenire FIKTEDA, poi FITAK e, nel 1990, comprendendo che il lavoro di unificazione era stato disatteso, dell’odierna FIKTA.

Anni fa ha creato una sua scuola di autodifesa: il GOSHINDO.

Delle tante cose che ha fatto e delle tante persone che ha “costruito“ non importa parlarne perché i risultati si commentano da soli, qui di seguito abbiamo una delle poche cose che il Maestro ha scritto e che sono significative di come è:

testo shiray 2
Naito2

Naito Takeshi (1948):

Il M° Naito è stato un gran combattente e questo lo si vede nella capacità che ha di trasmettere la sua grande esperienza strategica nei corsi agonisti.

E’ uscito dalla stessa università del M° Shirai, quella buddhista di Komazawa, allievo del M° Oishi, grande agonista di kumite, è stato scelto dal M° Shirai per essere il suo aiutante, è approdato in Italia nel 1975.

Ha un insegnamento molto vivace e colorito, più che sulla didattica, basato su di una trasmissione molto “istintiva“ .

La sua caratteristica tecnica migliore è la facilità che ha nei rapidi spostamenti e cambi di ritmo.

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